La morte sospesa by Jon Simpson

La morte sospesa by Jon Simpson

autore:Jon Simpson [Simpson, Jon]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Montagna, Autobiografia
editore: CDA & Vivalda
pubblicato: 2004-12-31T23:00:00+00:00


Muto testimone

Per tutta la discesa mi sentii oppresso da un senso di minaccia incombente. Dopo il furore della bufera notturna, la quiete assoluta del mattino aveva qualcosa di inquietante. Mi aspettavo che da un momento all'altro una valanga spazzasse il pendio, trascinandomi via, ma nulla accadde. Non un alito di vento percorreva la parete. Perfino la neve che si staccava al mio passaggio scivolava via senza sospiro. Pareva che le montagne trattenessero il fiato in attesa della seconda vittima. Avevano preso Joe. Ora volevano anche me.

Il sole era caldo. In alto, nell'immensa conca della parete, il riverbero era accecante. Ieri eravamo stati lassù, ma del nostro passaggio non restava traccia. La notte aveva restituito al pendio il suo immacolato nitore. Sentivo un sapore cattivo in bocca. La disidratazione, certo. O forse la sorda amarezza che avevo dentro. Guardavo la montagna che si ergeva imponente sopra di me. Vuota. Che senso aveva essere riusciti a scalarla? Salire da una parte, attraversare, scendere dall'altra. Un'idiozia! La montagna era come prima; limpida, intatta. Noi non avevamo modificato nulla. Era bella, perfetta. Ma mi lasciava vuoto. Ero stato lassù troppo a lungo e mi aveva derubato di tutto.

Scendevo lentamente, un passo dopo l'altro, con precisione metodica. Avrei potuto accelerare l'andatura, ma a quale scopo? Il silenzio mi turbava. Nessun rumore giungeva dal ghiacciaio laggiù, disteso nella cerchia delle vette, non un boato di crolli lontani, non lo scricchiolio di un crepaccio che si allarga. Quella calma innaturale mi snervava: avevo l'impressione che mi riguardasse direttamente, che l'attesa silenziosa fosse per me. Che aspettassero, dunque! Volevo far tutto con calma, con dignità. Ma via via che scendevo, il senso di minaccia si faceva pili pressante.

Sotto di me c'era un salto. Frammenti di neve crostosa scivolarono via, sparendo alla vista oltre il bordo. Pareva un seracco. Allungai il collo per sbirciare di sotto. Il nevaio riprendeva trenta metri più giù. Scrutai il ghiacciaio in lungo e in largo, in cerca di un indizio che mi rivelasse la presenza di Joe. Nessun segno, neppure di una truna. Dunque, è qui che è volato. Dio mio! Perché questo seracco? Perché proprio qui? Perché non lo abbiamo notato? Il tremendo sospetto che mi aveva assalito per tutta la notte era confermato: Joe era certamente morto.

Fissavo il ghiacciaio impietrito. Ero preparato al peggio, ma non mi aspettavo di trovare nulla di simile. Un breve salto verticale, un muro di rocce, questo sì, l'avevo immaginato, ma non un seracco di queste dimensioni! Guardai ancora la parete, ripercorrendo con gli occhi la linea di discesa cui ci avevano costretto le calate. Era perfettamente verticale. Mi sentivo ingannato. Quella che ci era parsa la via di scampo, era la causa stessa dell'incidente. Ripensai alla mia crescente euforia, la sera prima, via via che la discesa procedeva senza intoppi. Come ero fiero di quello che eravamo riusciti a fare! Era andato tutto così bene fino a quel momento... ed ecco, la sofferenza di ]oe, il suo scavare, il suo combattere a denti stretti, non era servito ad altro che ad accelerare la fine.



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